Spondilolistesi

La parola spondilolistesi deriva dal greco σπόνδυλος  che significa vertebra e ο̉λίσθησηις, che significa scivolamento. Nello specifico è una patologia della colonna vertebrale caratterizzata da un scivolamento di una vertebra su un’altra con perdita dei normali rapporti anatomo-funzionali. Se lo scivolamento della vertebra superiore avviene anteriormente si parla di anterolistesi; si parla invece di retrolistesi se lo scivolamento avviene posteriormente. La maggior parte della spondilolistesi sono delle anterolistesi e secondo Roche e Rowe, è maggiore a livello L5-S1 (82%), per ridursi agli altri livelli (L4-L5 11,3%, L3-L4 0.5%, L2-L3 <0.5%).

Grado

Il grado dello scivolamento, secondo Meyerding, può essere valutata suddividendo la parte superiore della vertebra sottostante in quarti, ed assegnando il grado 1°, 2°, 3° e 4° rispettivamente agli scivolamenti di uno, due, tre e quattro quarti

  • grado I : 0 – 25 % ( scivolamento di un corpo vertebrale sull’altro <25% della lunghezza del piatto vertebrale).
  • grado II : 25 – 50 %
  • grado III : 50 – 75 %
  • grado IV : 75 – 100 %
  • spondiloptosi : > 100 % (quando lo scivolamento raggiunge e supera il 100% della lunghezza tanto da determinare la “caduta” di una vertebra dietro l’altra).

Cause

Le cause della spondilolistesi sono varie e si possono distinguere in:

  1. Congenita (o displasica): congenita significa presente alla nascita ed e’ causata solitamente da un difetto congenito delle faccette articolari delle vertebre coinvolte. La sede più frequente di questa problematica è la quinta lombare.
  2. Istmica: è causata dalla lisi della pars interarticularis (o istmo). Col termine istmo (o pars interarticularis), viene indicata una porzione ristretta dell’arco posteriore della vertebra che è compresa tra il processo articolare superiore e quello inferiore; in ogni vertebra, dunque, abbiamo due istmi, uno per ogni lato. In questa specifica zona l’arco vertebrale è relativamente sottile ed in alcuni soggetti può interrompersi per varie cause: l’interruzione dell’istmo viene appunto definita spondilolisi. E’ tipica del livello L5-S1 ed è favorita dalla pratica di tutte quelle attività che sollecitano ripetutamente la colonna vertebrale in iperestensione, soprattutto se tale movimento è combinato alla torsione del tronco, oppure dal sollevamento ripetuto di carichi ingenti. Per tali motivi, la spondilolisi è diagnosticata più frequentemente tra gli atleti ed in particolare tra le ginnaste, i sollevatori di pesi, i subacquei, i pattinatori ed ovviamente i ballerini.
  3. Degenerativa: e’ causata da modificazioni degenerative del disco intervertebrale e delle faccette articolari;
  4. Traumatica: si manifesta secondariamente ad un danno derivante da un trauma vertebrale, che causa una frattura o uno scivolamento.
  5. Patologica: e’ causata un indebolimento delle strutture ossee vertebrali provocato da malattie sistemiche o locali. Fra le possibili affezioni sistemiche responsabili vi sono: l’osteogenesi imperfetta, la malattia di Paget, la sindrome di Marfan, l’acondroplasia, la sindrome di Ehlers-Danlos e la neurofibromatosi; invece tra le malattie localizzate troviamo: la tubercolosi, le infezioni, le metastasi spinali.
  6. Post-chirurgica: si può osservare come effetto a lungo termine di laminectomie più o meno estese.

Diagnosi

La spondilolistesi può essere del tutto asintomatica e c’e’ poca o nessuna correlazione tra il grado di scivolamento e la presentazione clinica o dolore.

Tra i sintomi lamentati dal paziente e i segni, troviamo:

  • Lombalgia che potrebbe essere accentuata in estensione o nella stazione eretta
  • Contrattura dei muscoli ischiocrurali, ipertonicita’ dei muscoli paraspinali
  • Disturbi di sensibilità e varie forme di parestesie (formicolio, bruciore, intorpidimento) fino ai casi più gravi in cui si arriva ad un deficit motorio degli arti inferiori.
  • Iperlordosi lombare
  • Il segno classico della spondilolistesi è la depressione a “nicchia” o “gradino” nel passaggio lombosacrale.
  • L’esame neurologico potrebbe essere normale

Esame diagnostico

  • RX lombosacrale: il primo esame è quello radiografico della colonna nelle proiezioni antero-posteriore, laterale obliqua e le radiografie dinamiche. Le proiezioni antero-posteriore e laterale evidenziano un difetto di trasparenza della parte interarticolare (segno del cane col collare).
  • TC lombo-sacrale: la TC consente un ulteriore approfondimento diagnostico in quanto può mostrare la presenza o meno di un’ernia discale o di una stenosi.
  • Risonanza magnetica: la RMN  permette di evidenziare sia la spondilolistesi che l’eventuale spondilolisi (interruzione delle corticali ossee, ipointense), ma permette di studiare soprattutto la presenza di compressioni radicolari, l’ampiezza del canale spinale e le compressioni del sacco durale.

Trattamento

La maggior parte dei pazienti affetti da spondilolistesi possono essere trattati conservativamente. Il trattamento chirurgico e’ a volte effettuato in spondilolistesi di grado III e IV.

Trattamento conservativo

Il trattamento conservativo ha lo scopo di impedire l’aggravarsi di uno scivolamento vertebrale instauratosi, ottenendo inoltre la remissione di una manifestaizone dolorosa. A tal proposito solitamente verngono raccomandati:

  • Riposo e farmaci
  • Manipolazioni
  • Massaggi e agopuntura per ridurre spasmi muscolari o trigger points
  • TENS, IFS, US
  • Programma di esercizi  (atti a migliorare la flessibilita’, decontratturare o rinforzare la muscolatura). Radiografie periodiche saranno effettuate per determinare se lo scivolamento prosegue.

Gli esercizi svolti in palestra devono per prima cosa ridurre al minimo le sollecitazioni alla colonna vertebrale onde evitare di aggravare ulteriormente il problema (evitare esercizi come squat, stacchi, curl con bilanciere da posizione eretta, torsioni del busto, corsa su tapis roulant non ammortizzati o su terreni  molto duri ecc.). Vanno altresì evitati tutti gli esercizi che accentuano l’iperlordosi lombare (lento con bilanciere camminata in salita, ed esercizi di spinta in generale) o che provocano dolore. Saranno necessarie dalle 8 alle 12 settimane di allenamento quotidiano per ottenere un miglioramento della sintomatologia clinica.

Trattamento chirurgico

Il trattamento chirurgico e’ consigliato qualora la vertebra continua a scivolare o se il trattamento conservativo non ha avuto successo, iniziando cosi’ ad interferire con le attivita’ quotidiane. Lo scopo dell’intervento e’ principalmente quello di interrompere lo scivolamento, stabilizzando i segmenti vertebrali.

Dott. Emanuele Luciani  
Osteopatafisioterapista, insegnante di hatha yoga
Iscritto all'albo degli osteopati inglesi (GOsC)
(Numero 8232http://www.osteopathy.org.uk/home/)
Visita presso il "Centro Studi Tre Fontane"
Via Luigi Perna 51, Roma (Zona Eur)
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La spalla

La spalla è un complesso sistema costituito da tre ossa (clavicola, scapola e omero) in rapporto tra loro mediante muscoli, tendini e legamenti, che unisce l’arto superiore del corpo umano (il braccio) al tronco.

La parte prossimale dell’omero è formata dalla testa, che  è delimitata dal collo anatomico. Lateralmente alla testa vi è la grande tuberosità (o trochite) e medialmente la piccola tuberosità (o trochine). Fra la grande e la piccola tuberosità vi è il solco intertuberositario in cui decorrono il tendine del capo lungo del bicipite brachiale e l’arteria arcuata (branca della circonflessa omerale anteriore). Al disotto del collo anatomico vi è il collo chirurgico.

La scapola e’ un osso piatto che presenta due facce, una anteriore (costale) ed una posteriore (dorsale). La faccia costale è leggermente scavata (fossa sottoscapolare); la faccia dorsale è suddivisa dalla spina scapolare in una fossa sopraspinata ed in una fossa sottospinata. La spina della scapola aumenta di spessore procedendo verso l’esterno dove termina con un processo piatto chiamato acromion. Sull’acromion si trova una faccia articolare per la clavicola. In corrispondenza dell’angolo laterale vi è una cavità articolare, la cavità glenoidea.

La clavicola è un osso incurvato ad S; la metà mediale ha convessità rivolta anteriormente mentre la metà esterna presenta una concavità. La estremità mediale (o sternale) si articola con lo sterno e l’estremità laterale con l’acromion.

L’articolazione della spalla e’ un complesso di 5 articolazioni, tre sono dette “vere” e due sono dette “false”.

Le articolazioni vere sono l’articolazione scapolo-omerale, l’articolazione acromion-clavicolare e l’articolazione sterno-clavicolare. Le articolazioni false sono l’articolazione sotto deltoidea e l’articolazione scapolo-toracica.

La spalla è la più mobile di tutte le articolazioni del corpo umano: possiede, infatti, 6 gradi di libertà (3 rotazioni e 3 traslazioni), permettendo al braccio di assumere in pratica qualsiasi posizione nel semispazio del corpo e anche di essere portato per una certa ampiezza (circa 30°) sul retro della schiena. Fondamentale, ovviamente, per la mobilità articolare, è l’apporto della muscolatura che viene qui di seguito sintetizzata.

 

ORIGINE

INSERZIONE

INNERVAZIONE

FUNZIONE

Trapezio

Osso occipitale, legamento nucale,processo spinoso e vertebre toraciche

Clavicola

Scapola

N. accessorio e fibre (C3-C4)

Fissazione ed elevazione della scapola

Gran romboide

Processi spinosi (T2-T5)

Margine mediale scapola

N. dorsale della scapola (C4-C5)

Adesione della scapola al torace

Piccolo romboide

Processi spinosi (C7-T1)

Margine mediale scapola

N. dorsale della scapola (C4-C5)

Adesione della scapola al torace

Gran dorsale

Processi spinosi (T6-T12), fascia toraco-lombare, cresta iliaca, coste

(IX-XII)

Omero (solco bicipitale)

N. toracico dorsale (C6-C8)

Adduzione, retroversione rotazione interna

Elevatore della scapola

Processi traversi(C1-C4)

Margine mediale scapola

N. dorsale della scapola (C3-C5)

Fissazione ed elevazione scapola

Gran

pettorale

Clavicola, sterno, cartilagine costale (I-VII)

Omero (solco bicipitale)

Nn. pettorali laterale e mediale (C5-T1)

Adduzione e rotazione interna

Piccolo pettorale

Coste

(III-IV-V)

Scapola (processo coracoideo)

Nn. pettorali laterale e mediale (C6-C8)

Abbassamento e rotazione della scapola

Dentato anteriore

Coste

(I-VIII-IX-X)

Scapola

N. toracico lungo (C5-C7)

Adesione al torace e rotazione esterna della scapola

Succlavio

I costa

Clavicola

N. succlavio

(C5-C6)

Stabilizzazione della clavicola

Deltoide

Clavicola scapola

Omero (tuberosità deltoidea)

N. ascellare

(C5-C6)

Abduzione, anti e retroversione, rotazione interna ed esterna

Sotto

scapolare

Fossa scapolare

Omero (trochine)

N. sottoscapolare (C5-C6)

Adduzione, rotazione interna

Sovra

spinato

Fossa sovraspinata

Omero (trochite)

N. soprascapolare (C5-C6)

Abduzione, rotazione esterna

Sotto

spinato

Fossa sottospinata

Omero (trochite)

N. soprascapolare (C5-C6)

Rotazione esterna

Piccolo rotondo

Scapola

Omero (trochite)

N. ascellare

(C5-C6)

Rotazione esterna

Gran rotondo

Scapola

Omero (solco bicipitale)

N. sottoscapolare (C6-C7)

Adduzione, rotazione interna

Bicipite brachiale

Scapola

Radio (tuberosità bicipitale)

N. muscolo-cutaneo (C5-C6)

Flessione, supinazione e antiversione della spalla

Coraco-brachiale

Scapola

Omero (dialisi)

N. muscolo-cutaneo (C5-C6)

Antiversione

Tricipite

Scapola omero

Ulna (olecrano)

N. radiale (C6-C8)

Estensione

 

La cuffia dei rotatori

Trattando l’articolazione della spalla non si può non accennare alla “Cuffia dei rotatori”. Questa è costituita dei tendini dei muscoli sovraspinososottospinosopiccolo rotondo e sottoscapolare. I primi tre si inseriscono sul trochite e hanno funzione di extrarotatori mentre l’ultimo si inserisce sul trochite ed ha funzione di intrarotatore. Otre a ruotare l’omero rispetto alla scapola, questi tendini stabilizzano la testa omerale contro la glena (effetto compressione, stabilizzazione dinamica) e sono coinvolti nel “meccanismo di bilanciamento muscolare”.

Dott. Emanuele Luciani  
Osteopatafisioterapista, insegnante di hatha yoga
Iscritto all'albo degli osteopati inglesi (GOsC)
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RX, RMN, TAC, Ecografia. Quale esame è più indicato?

Molti pazienti vengono a studio con lastre, risonanze, tac o ecografie spesso non necessarie. La colpa è spesso del paziente che senza consultare un medico decide di ricorrere ad uno di questi esami strumentali.

Gli esami strumentali più comuni sono:

  1. Radiografia
  2. Ecografia
  3. TC
  4. RM

Quando sono indicati?

La Radiologia convenzionale valuta:

  • le patologie fratturative
  • le alterazioni su base degenerativa (artrosi)
  • le patologie dell’accrescimento (studio dei nuclei di ossificazione e delle cartilagini di accrescimento per valutazione della crescita)
  • la patologia espansiva (lesioni tumorali benigne o maligne)
  • follow-up ortopedico

Vantaggi

  • facilita’ di esecuzione
  • riproducibilità
  • basso costo

Svantaggi

  • esposizione a radiazioni ionizzanti
  • scarsa informazione sui tessuti molli

L' Ecografia valuta:

  • patologia traumatica (acuta o cronica)
  • patologia degenerativa muscolo-tendinea o infiammatoria (tendinite, tendinosi, versamento, calcificazioni)
  • patologia espansiva benigna e maligna (es. lipomi)

Vantaggi

  • studio dinamico
  • priva di controindicazioni
  • ripetibilità
  • basso costo

Svantaggi

  • operatore dipendente
  • non da’ informazioni sulle strutture ossee

La Tomografia Computerizzata valuta:

  • rapporti articolari e struttura ossea nella patologia fratturativa
  • alterazioni su base degenerativa (artrosi)
  • patologia espansiva

Vantaggi

  • migliore definizione della componente ossea
  • maggior sensibilita’ a residui calcifici o piccoli frammenti liberi nella patologia fratturativa
  • alta diffusione delle apparecchiature

Svantaggi

  • esposizione a radiazioni ionizzanti
  • scarse informazioni sulle strutture muscolo-tendinee (eccettuato il ginocchio)

La Risonanza magnetica valuta:

Permette di valutare tutte le strutture contemporaneamente.

Vantaggi

  • rispetto alle altre metodiche offre la contemporanea visualizzazione di piu’ strutture
  • multiplanarità
  • superiore dettaglio anatomico

Svantaggi

  • alto costo
  • esame non dinamico
  • scarsa visualizzazione di depositi calcifici
  • controindicazioni di carattere generale (protesi metalliche, etc)

 

Dott. Emanuele Luciani  
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